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Intervista a Mark Ruffalo che a sorpresa è entrato in “She-Hulk”

Intervista a Mark Ruffalo che a sorpresa è entrato in “She-Hulk”

Ecco un estratto dell’intervista rilasciata a Variety dall’attore americano Mark Ruffalo che non ha esitato quando il capo dei Marvel Studios Kevin Feige e il co-presidente Louis D’Esposito gli hanno chiesto se fosse disposto ad apparire nella serie Disney+ “She-Hulk: Attorney at Law” come Bruce Banner e il suo gigantesco alter ego verde, Hulk.

Ero un po’sul chissà che sarà?” Ruffalo racconta a Variety. Eppure dopo aver letto – e amato – la sceneggiatura della creatrice e scrittrice principale Jessica Gao , era totalmente d’accordo con Bruce, alias Smart Hulk, per consegnare il testimone a sua cugina Jennifer Walters (Tatiana Maslany), alias She-Hulk.

Il 54enne Mark Ruffalo interpreta il personaggio da “The Avengers” del 2012, quando ha assunto il ruolo dopo che Edward Norton si è separato dai Marvel Studios dopo il deludente “L’Incredibile Hulk” del 2008.

Da allora, Hulk ha combattuto al fianco di Iron Man (Robert Downey Jr.), Captain America (Chris Evans) e Black Widow (Scarlett Johansson), che da allora hanno tutti lasciato il Marvel Cinematic Universe (MCU).

Il Banner di Ruffalo, tuttavia, ha prosperato, litigando con Thor sul pianeta spazzatura di Sakaar in “Thor: Ragnarok” del 2017, fondendo i suoi sé Banner e Hulk in Smart Hulk in “Avengers: Endgame” del 2019 e dando il benvenuto a Shang-Chi nel circo MCU nella scena dopo i titoli finali di “Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli” del 2021.

Con “She-Hulk“, tuttavia, Ruffalo ha apprezzato l’opportunità di scatenarsi in una delle sue prime produzioni dopo la chiusura della pandemia di COVID-19.

Ha parlato con Variety della collaborazione con Maslany su come orientarsi nel processo di realizzazione di un film di performance capture, la tecnica che permette di catturare movimenti ed espressioni facciali di un soggetto reale per poi applicarli a un personaggio virtuale.

Cosa ti ha attratto nel realizzare “She-Hulk”?

Era qualcosa che mi sono sempre chiesto: come vivono le loro vite Hulk o Banner? Voglio dire, se vive da solo, come fa a non sbattere contro le porte? Si è aperto un mondo divertente e giocoso che desideravo proprio dopo il COVID. Era una cosa leggera. Si giocava con altre persone. Non era fatto in Zoom. Per me è stato come uscire da un incubo dopo essere stato rinchiuso e imprigionato in casa.

Oltre agli ovvi protocolli COVID, come è stato diverso questo lavoro rispetto alle tue esperienze con MCU?

La cosa interessante è il modo in cui la tecnologia si è evoluta per liberare l”attore. È qualcosa che non esisteva fino a questo e al precedente film, Endgame. C’è una macchina costruita per operare il performance capture che a volte può sembrare un po’ alienante. Ma poi capisci che è una bella cosa e che dobbiamo sempre essere molto partecipativi — e c’è da far uscire la dimensione umana.

Si pone molta più attenzione ai personaggi. Si deve recitare molto di più. È molto diverso rispetto agli Avengers in cui la lavorazione era fatta tutta in una volta Qui tutto è ben definito, devi fare la tua parte e non c’è molto spazio per improvvisare. Prima, c’era spazio per l’improvvisazione. Qui si cerca di avere il giusto rapporto con la  tecnologia.

Bruce insegna a Jennifer a diventare Hulk, ma che dire del processo di performance capture che hai appreso da Tatiana?

No, non è stato come il processo di Smart Hulk con Jennifer. Lei sa quel che fa. È totalmente realizzata e She-Hulk è lei e basta. Io ho dovuto solo darle un’idea di come usare la nuova tecnologia in libertà. Sai, questa macchina ti gira attorno mentre reciti. “Fermo, dobbiamo calibrare! Fermo ancora!” La recitazione può sembrare qualcosa di secondario. È un po’ come se dovessi combattere contro la tecnologia; un gioco pesante: questa automaticità fa perdere libertà e spontaneità. Quindi, quello che io facevo era di  farle vedere come essere libera, anche interpretando questi personaggi che sono enormi e ingombranti. Sento che quello è stato probabilmente il mio più grande contributo perché lei altrimenti è già perfetta – meravigliosamente, fisicamente in parte e libera. Metterla a proprio agio nella tecnologia è qualcosa che si fare bene e da un mucchio di tempo. Ma non è facile.

Sembrerebbe che il tempo trascorso da Bruce sul pianeta Sakaar in “Thor: Ragnarok” abbia un ruolo significativo in questa produzione, infatti l’ultima volta abbiamo visto Smart Hulk su una nave Sakaaran diretto verso lo spazio. Dovremmo aspettarci di vedere più Hulk su Sakaar in futuro?

Non lo so. Parrebbe di sì. Ci sono stati dei pour parler su quel che è successo nei due anni in cui Hulk ha abbandonato Banner e i Vendicatori [su Sakaar], dove è nato Smart Hulk. A questa avventura non è mai stata data una risposta soddisfacente. Secondo me si sono susseguite per lo meno quattro frasi da allora. La storia di Hulk e di Banner assieme è davvero interessante ed emozionante a mio avviso. Penso che il viaggio a Sakaar sia il punto di partenza, da cui nascono i fumetti di Planet Hulk e  di World War Hulk, vale a dire il viaggio do Banner e Hulk per vivere finalmente in pace l’uno con l’altro. Secondo me è molto interessante e percepisco molto interesse dei fan in questa esplorazione.

La metà dei sei Vendicatori originali non fa più parte dell’MCU. Tu interpreterai Bruce Banner ancora a lungo?

E chi lo sa! A me stupisce di essere ancora sul pezzo. Cioè, con Ed Norton si scherza sul fatto che Hulk sia un po’ l’Amleto dei tempi nostri: lo vogliono interpretare  tutti quanti. Mi chiedo quale potrà essere la prossima versione di Hulk? Sai com’è, probabilmente lo farò io finché me lo chiedono e se il pubblico è interessato. Finché potrò mettere nel personaggio qualcosa di interessante per me e per i fan. Ma in verità non te lo so dire. In realtà, quando guardo i fumetti, vedo versioni di Hulk in cui è brizzolato. Dico, va bene: il 67enne Hulk, magari è interessante… se tutti noi fossimo ancora qui a fare film e se il mondo ci permettesse di farlo. Certo che nel mondo in cui viviamo e verso cui andiamo, il futuro sembra più precario che mai. Quindi non voglio andare troppo in là con le previsioni. Comunque, spero di essere ancora in giro per fare Hulk.

Infine, ripensando fin dalla tua prima volta come Bruce in Avengers 2012, cosa hai da dire a proposito del personaggio?

Ah, be’, è stato un lungo viaggio. Quando ho cominciato, ero poco più di un ragazzino. Poi è arrivato il successo. Adesso i miei ragazzi sono adulti e il mondo è cambiato molto. Ho preso le mie botte crescendo come attore del mio tempo e ho esplorato tutte le molte dimensioni di Banner e Hulk. Ho avuto modo di recitare per lo meno cinque diversi personaggi di Hulk durante il mio periodo e mettere una parte importante di me stesso in ognuna di quelle personalità. Ecco, lavorare con la Marvel è stato un grande viaggio e io ho potuto contribuire un bel po’. Sai, la Marvel è un po’ come una mitologia moderna che riflette i tempi in cui viviamo in uno strano modo. È davvero notevole, come sappiano essere metaforicamente e allegoricamente sempre avanti a tutti. E sì, è stato un ottimo posto per esprimermi e crescere. Ora sono in una fase diversa, dove mi sembra di essere al crepuscolo di me stesso, come se la mia carriera stesse più o meno per finire. Penso che la stessa cosa stia probabilmente accadendo a Banner, anche se lui è l’unico rimasto in piedi di noi tre, io, Hulk e Banner. Ma probabilmente anche questo finirà prima o poi.

 

 

Sergio Giuffrida
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Classe 1957, genovese di nascita, catanese d'origine e milanese d'adozione. Collabora alla nascita della fanzine critica universitaria 'Alternativa' di Giuseppe Caimmi, e successivamente alla rivista WOW. Dai primi anni Novanta al novembre 2021 è stato segretario del SNCCI Gruppo Lombardo. Attualmente è nel board di direzione con Luigi Bona della Fondazione Franco Fossati e del WOW museo del fumetto, dell'illustrazione e del cinema d'animazione.

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