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Il mistero della miniera di radio

Il mistero della miniera di radio

Hemligheten med radiumgruvan, Hugin, settembre 1919, di Otto Witt

Il mistero della minieraLo svedese Otto Witt (1875-1923) è considerato una sorta di “Jules Verne” scandinavo. Fra il 1907 e il 1917 pubblicò 16 romanzi etichettabili come fantascienza, e in seguito due raccolte di racconti. Nel 1916 fondò la rivista “Hugin” (uscita fino al 1920), che si autodefiniva “a favore delle scienze naturali in forma divertente” e pubblicava articoli di divulgazione scientifica e racconti di proto-fantascienza: principale autore degli uni e degli altri era lo stesso Witt. Witt scrisse anche 11 romanzi polizieschi e 17 romanzi non di genere.

 

“Direi che è evidente – questo carbone è davvero radioattivo, in misura significativa,” disse l’assistente Swedén, impiegato in uno dei laboratori chimici più grandi e conosciuti di Stoccolma. “Stai parlando di questo?” chiese il suo collega, l’ingegnere Winkler, sollevando lo sguardo dal suo lavoro.

“Sì, certo, dà un’occhiata qui.”

Winkler mise via la carta da filtro con cui si stava dando da fare sulla bilancia e andò da Swedén, che lavorava in una stanza attigua con la porta aperta tra loro.

“Guarda che sfogo,” disse l’assistente. Vedi?”

L’analisi della radioattività di una sostanza, in questo caso il carbone minerale trovato in Svezia, non viene affatto intrapresa, come la maggior parte delle persone presume, per mezzo della fotografia, poiché la lastra sarebbe annerita dai raggi radioattivi e quindi mostrerebbe il contenuto di radio, né mediante analisi chimiche svolte con l’aiuto di acidi e vari altri prodotti chimici, ma viene eseguita in modo tale che una piccola parte dei carboni esaminati sia posta sotto un galvanoscopio sensibile – in parole povere, si guarda semplicemente quanto è grande l’eruzione che la radioattività della polvere produce in un paio di piccole foglie d’oro, che sono sospese appena sopra i carboni. L’ingegner Winkler guardò nel tubo, che serviva a osservare attentamente la gradazione dell’eruzione nella foglia d’oro, ed esclamò:

“Straordinario!”
“Sì,” ammise l’assistente Swedén, è incredibile.
“È molto più forte del solito?” chiese Winkler.
“Sì, circa 16 volte più forte dei soliti carboni svedesi.”
”Allora questa scoperta vale il suo peso in oro, o no?”
“Sì, certo, solo se ce n’è abbastanza,” rispose l’assistente. “Bene, saranno affari dell’acquirente e non miei.”
“Da dove vengono i carboni?” chiese Winkler.
“Da sopra Torrlinge, non lontano dalla grande centrale di energia elettrica nel Dalälven,” rispose Swedén.

Quindi si sedette, stampò i risultati dell’analisi e li inviò al consigliere Helling, che attendeva con impazienza, e aggiunse allo stesso tempo in poche parole che, a giudicare dal campione, si trattava di una questione che non doveva essere trascurata. Se ci fosse stata una quantità sufficiente di materia prima, si poteva certamente ricavare denaro da questa massa di carbone nero. Poi l’assistente Swedén non ne seppe più nulla dell’intera faccenda, finché non fu trascorso circa un mese. Allora squillò il telefono. Era il consigliere Helling a parlare.

“Quel campione di radio,” disse il console.
“Ah, quello di Torrlinge?”
“Giusto. Comincia a darmi fastidio quella storia. Ora ci sono non meno di quattro diversi ingegneri minerari sul posto…”
“Ebbene?”
“E ho mandato campioni di carbone a Berlino, al Madame Curie a Parigi, al Fresenius a Wiesbaden, sa Dio in quali altri posti in giro per il mondo.”
“E il risultato?”
“Sì, è così, succede in un lampo. Ne compare molto a volte e a volte direttamente dal nulla.”
“Beh, spesso può succedere.”
“Sì, ma c’è anche qualcos’altro. Ma non voglio parlarne al telefono; verrebbe per favore a trovarmi nel mio ufficio il prima possibile?”
“Sì, volentieri, tra un quarto d’ora.”
“Grazie.”

Una volta che Swedén fu nell’ufficio privato del Console Helling, questi chiuse saldamente le doppie porte e sussurrò: “Quel contadino mi sta imbrogliando!”

“Come scusi?” Swedén era completamente stupito e non capiva il senso.
“Be’, quel contadino mi sta imbrogliando.”
“Il venditore, vuol dire? “
“Certo. In un modo o nell’altro aggiunge radio ai campioni. Proprio come altri contrabbandano polvere d’oro, lui contrabbanda radio. Capisce?”
“No, davvero no. Perché questa è del tutto impossibile.”
“Oh, certo che no – ne intrufola solo un po’.”

L’assistente trattenne un sorriso; buffo, come i profani facessero tutto semplice.

“No,” rispose, “questa è e resta una cosa impossibile – semplicemente non si può fare – vede, aggiungere oro è una cosa, anzi è molto facile – l’oro si trova ovunque – ma pasticciare con campioni di radio – no, signor Console, questo è assolutamente impossibile.”

“E perché mai?” chiese il consigliere Helling. “Non importa molto come si chiama il metallo, oro o radio.”

“Ma insomma,” rispose l’assistente piuttosto veementemente, “l’agricoltore di cui parla da dove prenderebbe questo radio? Ci sono solo pochi grammi di radio in tutto il mondo.”

“Ma non si può immaginare che l’uomo – che tra l’altro si chiama Klas Blom – possieda un minerale più ricco di radio, che mescola segretamente con i miei campioni di carbone?”

No!
“Bene, bene, non urli così forte. Ma non può essere un’ipotesi?”
“No, perché, se Blom possedesse qualcosa del genere, ovviamente offrirebbe questo invece dei carboni misti.”
“Sì, vero. Ma… ma… non si può presumere che tratti in qualche modo la polvere di carbone?”
“Trattare? Cosa intende?”
“Che li renda radioattivi per mezzo del magnetismo o altro?”

“Impossibile. La radioattività è una proprietà, semplicemente, anche questo è impossibile,” rispose Swedén. “Ma che motivo ha per sospettare di Blom? L’ha colto sul fatto? E se sì, in che modo? Perché qui non c’è niente per cui accusarlo. Non c’è modo al mondo di infondere radioattività a un carbone se esso stesso non la possiede. Quindi sarebbe interessante sapere cosa avrebbe fatto Blom secondo lei.”

Il consigliere allora raccontò che i sacchi in cui venivano prelevati i campioni di carbone, di regola, risultavano essere notevolmente più ricchi, come se Blom avesse qualcosa a che farci in un modo o nell’altro. Sì, un controllo dei campioni, prelevati nello stesso luogo, ma all’insaputa di Blom, aveva mostrato un risultato negativo, mentre i test di cui era a conoscenza avevano fornito analisi brillanti.

L’assistente Swedén mantenne la sua posizione – queste potevano essere mere coincidenze – mentre il console tenne testardamente la sua.

E la fine del colloquio fu che il consigliere Helling incaricò Swedén di recarsi fino a Torrlinge per svolgere indagini in loco sul misterioso contenuto di radio nei carboni.

“E le chiederò di prendere con sé un compagno di viaggio,” aggiunse il console.
“Ah, lei stesso?”
“No. Il signor Anton Löf.”
“Cosa? Il detective?”
“Proprio lui.”
“Ma perché? Non è uno specialista, non è un ingegnere minerario.”
“No, ma già quattro ingegneri sono stati lassù e non sono riusciti a capire il trucco.”
“Non ce ne sono, non possono esserci, per quanto riguarda il radio.”
“Ah, ah ah… ecco vede. Parla come gli altri.”
“Perché è vero.”
“Già, già, già… il detective Löf l’accompagnerà. Quando può partire?”
“Dopodomani.”
“Bene.”

***

“Parti da presupposti errati, amico mio,” disse Löf. “Prendi i tuoi campioni di carbone, li metti in buste sigillate, fai quel diavolo che vuoi. Ma io lavoro in un modo completamente diverso.”

“Come?”
“Presumo che Blom sia colpevole di una sorta di frode con i carboni, mi chiedo quindi: cos’è, e come si comporta?”
“Ah ah!”
“Sì, ridi.”

Erano ormai arrivati ​​al campo e il proprietario del giacimento di radio li accolse in casa, il già citato Klas Blom, un uomo magro e allampanato di poco più di sessant’anni.

Anche Swedén pensava che Blom avesse un aspetto subdolo e stravagante. La sua casa era la tipica casa contadina, con un’eccezione sola: una stanza era stata dedicata alla letteratura – il vecchio Blom sembrava essere un agrario colto.

All’arrivo del tutto inaspettato dei due signori, Blom sembrò un po’ imbarazzato, ma poteva essere l’immaginazione dei visitatori. Tuttavia, li accompagnò e mostrò loro il giacimento. Consisteva in uno strato piuttosto ampio di ardesia di allume, e in questo apparivano qua e là pepite di carbone.

Löf seguiva in silenzio l’esperto, faceva di tanto in tanto le sue piccole osservazioni, e queste le riassumeva, quando era solo con Swedén, nel modo seguente: Perché Blom diceva sempre che c’era del radio appena sotto la conduttura?

L’assistente guardò sorpreso il detective.

“Sotto la conduttura?”
“Sì, sotto quella linea elettrica ad alta tensione che viene dal Dalälven.”
“No, senti Löf, ora esageri. Cosa avrebbe a che fare la linea elettrica con questo?”
“Eh, non lo so,” rispose Löf, “ma sembra strano.”
“Be’, posso dirti che questa è una falsa pista.”
“È curioso, tuttavia, che il vecchio non abbia rilevato nessun carbone radioattivo lontano dalla conduttura.”
“Ma che ti viene in mente, Löf? Questa è tutta una pura coincidenza, solo coincidenza.”

Il detective tenne per sé la sua opinione.

Löf era stato presentato come un amico di Swedén, un amico che faceva solo un viaggio di piacere e poi per caso accompagnava l’assistente. Ma gli parve di notare in Blom qualcosa di simile a una timida preoccupazione quando lo guardò. E quindi Löf già nel primo pomeriggio, in modo completamente inaspettato e frettoloso, disse:

“Partirò presto. Può procurarmi un cavallo?”
Swedén era stupito.
“Adesso?”

“Sì, parto. È piuttosto noioso qui, per essere un viaggio di piacere. No, sai cosa faccio? Vado alla città più vicina, cioè Falun … lì almeno potrò avere un grog. Telegrafami quando hai finito qui con il lavoro, poi continuiamo verso casa.”

Blom si illuminava sempre di più. Era chiaro che preferiva che Löf se ne andasse.

“Be’, abbiamo un cavallo,” rispose.
“Grazie.”

Quando furono di nuovo soli, Löf spiegò: “Be’, è ​​meglio così.”

Ma l’assistente non ottenne altra risposta, per quanto chiedesse.

“E io,” chiese infine Swedén, “devo spiare il vecchio?”
No!”
“Ma?…”
“Meglio così,” disse il detective, e con ciò salì sul carro e lasciò l’assistente solo con Blom.
‘Bel detective, quel Löf,’ pensò Swedén, guardandolo partire così in fretta. ‘Lui cena a Falun in tutto comodo e io resto qui a vedermela da solo.’

***

Verso mezzanotte, una figura misteriosa si insinuò lungo la linea elettrica di Torrlinge. In una mano teneva un curioso apparecchio, una lunga asta, dall’estremità stretta alla quale era attaccato qualcosa che somigliava a uno spazzolone. La figura si fermò presso la linea elettrica, precisamente in uno dei punti notati dal detective Löf, che Klas Blom aveva indicato come contenente radio.

Poi alzò l’asticella. Sempre più alto.
Alla fine, l’estremità simile a un pennello toccò un filo di rame e si udì un leggero cigolio. La figura fece oscillare l’asta avanti e indietro lungo il filo di rame. Quindi fece lo stesso con il filo successivo e poi con il terzo. La linea consisteva in un totale di sei fili, e dopo circa un quarto d’ora la persona misteriosa aveva strofinato il suo pennello lungo tutti i fili.

Quindi si diresse verso il successivo “sito del radio” e ripeté la stessa manovra, e in questo modo avanzò lentamente lungo l’intera parte della conduttura che si estendeva attraverso il campo del radio, dopodiché scomparve lentamente verso la casa di Blom. Subito dopo un’altra figura si alzò dall’erica. Era il detective Anton Löf.

“Bene, ​​vecchio mio,” disse lentamente. “Bene, bene. Sospettavo che tu avessi qualche diavoleria in mente. Ma cosa? Sì, resta da vedere. Non pensavo di spingere il vecchio a uscire dal suo buco così in fretta… ma tanto meglio. Ora è tempo di tornare da Falun già domani.”

Nessuno può meravigliarsi che sia Swedén che Blom rimasero un po’ sorpresi quando il giorno dopo, durante la cena, si fermò una carrozza e ne uscì Anton Löf.

“Mi annoiavo anche a Falun,” disse. “Quasi quasi preferisco Torrlinge e porto in valigia un paio di bottiglie di whisky in caso la sete peggiori. Ma dica, signor Blom, lei ha una magnifica biblioteca… dica, non posso permettermi di trascorrere lì il mio tempo e coltivare la mia anima, mentre lei e il mio amico siete impegnati con i vostri affari?”

“Con piacere,” rispose Blom.
“Sì, a proposito di affari,” continuò a chiacchierare Löf, “che tipo di affari avete l’uno con l’altro? Che sia una specie di lavoro minerario, l’ho notato ieri… ma cosa?”
“Vendo un bel giacimento di carbone al consigliere Helling,” rispose Blom. ‘Dipende dal contenuto di radio, quindi è tutto chiaro,’ pensò Löf.
“E il prezzo?”
“Centocinquantamila in contanti, sull’unghia,” rispose Blom.
‘Sull’unghia?’ pensò il detective. ‘Suona sospetto. È perché diamine si sta facendo qualcosa di nascosto in superficie?’

A voce alta chiese: “E perché all’acquirente non è permesso scendere in profondità e vedere se è ricco come in superficie?”

Swedén rispose al posto di Blom:
“Oh, solo perché in tal modo si danneggerebbe la linea elettrica all’aperto. Se il Console Helling acquista il deposito, la conduttura deve essere spostata prima che la miniera possa essere avviata.”
“Ma allora spostatela già adesso!”
“Sei pazzo!? Sarebbe un giochetto troppo costoso.”
“Bene.”

Rivolgendosi a Blom, il detective disse:

“E ora forse posso disporre della sua biblioteca, signor Blom?”
“La prego, signor Löf, la prego.”

***

Quando il detective vide gli altri due dirigersi verso il campo, si sistemò su una sedia e borbottò: “Ho visto alla luce del giorno che i fili erano lucidi appena sopra i posti del radio, ma non altrove … e c’è l’infamia del vecchio per cui il giacimento si trova proprio nei posti, dove non si può sondare… ah, sei furbo, vecchio… ma Anton Löf è un filo più astuto di te.”

Si alzò e cominciò ad annusare gli scaffali.
Passarono un paio d’ore e ancora non aveva trovato nulla di sospetto.
Poi!
Da una delle più recenti riviste tedesche di chimica cadde un foglio di carta scritto… Lesse…
La radioattività,” diceva, “si sviluppa sulla superficie di un filo di rame attraverso il quale scorre una corrente elettrica ad alta tensione…
Urrà!
Non lesse oltre.
Tuttavia, il vecchio Blom era smascherato.

Com’era tutto chiaro. Uno strato radioattivo si formava sulla superficie del filo. Tutte le volte che era necessario, Blom rimuoveva questo strato durante la notte con il raschietto isolante sul palo; la polvere finissima cadeva sul filo e lo rendeva radioattivo. E la notte successiva il filo di rame aveva una nuova superficie radioattiva… che poteva di nuovo essere raschiata via.
Che trucco!

Anton Löf intascò la rivista e uscì verso il campo di radio, dove “lavoravano” gli altri due, Swedén riempiendo carbone in sacchi campione.

“Non preoccuparti di fare altri test, Swedén,” disse il detective.
“E adesso? Cosa vuoi dire?”
“Vieni invece a farti un grog con me, conviene di più, e poi passiamo alla lucidatura dei metalli…”
Blom trasalì…
“E la radioattività?… “
Blom impallidì…
“Lasciamola al signor ‘proprietario della miniera’ Klas Blom.”

Traduzione Mario Luca Moretti, © 2023

 

Il Mistero della miniera

La rivista “Hugin

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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